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ITALIA - CERVIA - (2010 e 2011) di Stefania Grasso

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Viaggio di Stefania

CERVIA - ITALY

“Romagna, Romagna mia, luntan da te non si può star”. Inizia così il titolo di una vecchia e piacevole canzone.

E’ vero. Non sono mai stata una frequentatrice del mare, in modo particolare dell’Adriatico, ma la prima volta che ho messo piede a Cervia mi è subito rimasta nel cuore.

Era un’estate calda ma ventilata, alle 5 del mattino la mia piccola Fuji era già all’opera intenta ad immortalare un’alba romantica, i colori dei fiori, le vie del centro, i pesci che danzavano tra le onde in quella calma piatta del primo mattino.

E a Cervia sono ritornata per due anni di fila, ma non per vacanza, per tutt’altro; per cercare delle speranze.

La prima volta a gennaio 2010. Mai e poi mai pensavo di poter ritrarre il mare con la neve. L’aria era molto fredda, ma tuttavia mi precipitai immediatamente all’arrivo sulla spiaggia, non potevo perdere un’occasione simile, la sabbia era completamente bianca.

Spettava dunque alla Fuji, la piccola compatta di allora trasmettere quelle incredibili emozioni, quelle soavi e candide sensazioni. Il vento gelido non aveva scoraggiato neppure un calesse che al mattino presto passava sulla spiaggia trainato da due cavalli che sembravano gradire l’acqua dell’Adriatico e le sue dolci onde.

C’era poco tempo e bisognava fare in fretta.

Nel Centro Congressi i medici riportavano le loro relazioni e rispondevano alle domande di 800 malati di Parkinson pieni di speranza e di fiducia per l’intero arco della giornata.

Nonostante tutto rimaneva un piccolo spazio per isolarsi alla sera e contemplare la quiete vespertina in riva al mare alla luce della luna. La neve continuava a scendere e di conseguenza il viaggio di ritorno slittò di alcune ore.

E’ stata un’occasione per conoscerci meglio, per fare amicizia, per confrontarci su come affrontare e combattere la malattia. Ci siamo lasciati con un abbraccio e con la promessa di rivederci l’anno successivo.

Così è stato. Lo scorso gennaio abbiamo fatto ritorno a Cervia, questa volta le notizie sono state più confortanti, un po’ per tutte le malattie neurodegenerative.

C’era un’amica speciale per questa occasione: la Nikon D3000 reflex, la mia nuova compagna di vita. E’ stata lei ad accompagnarmi sulla spiaggia, a immortalare le onde che tranquille arrivavano ai piedi mentre in quel silenzio così romantico tra il volo dei gabbiani mi chiedevo il perché di tutta quella sofferenza crudele che aveva colpito la mia famiglia e scattando placavo il dolore e tornavo a sperare.

In quel momento il mare mi dava tanta tranquillità, sembrava quasi un amico pronto a consolarmi, come se volesse infondermi di nuovo la speranza.

Così è stato. Non c’è terapia migliore per l’anima e il corpo che il fondersi completamente con la natura, con la sua bellezza, le sue emozioni.

E chi ama il mare deve amarlo soprattutto in inverno per quel silenzio profondo che si può trovare, per quel dolce rumore delle sue onde che cullano e infondono armonia perdendosi nella sua strana luce, ritrovando la pace, la serenità di un tempo.

Stefania

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