Pinuccio & Doni Around the
house
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MADAGASCAR (2004) di Roberto Fontana

Da sempre ha rappresentato una meta che sognavo di visitare, un viaggio da realizzare paragonabile a Bali o al Messico che avevo già visitato. Finalmente sono riuscito a realizzarlo e il risultato è stato superiore alle aspettative.
Ho trovato un Paese dal paesaggio molto vario, in cui è possibile passare dai 1700 mt al livello del mare, attraversando zone intensamente coltivate di tutti gli ortaggi possibili, a zone di montagna dove le pinete si alternano alle risaie in un intreccio di verdi che contrasta con il rosso della terra con la quale sono costruite anche le case.
Il mare ha anch'esso colori molto intensi e offre immagini suggestive grazie al lavoro delle maree e alla vita dei pescatori che con semplici piroghe lo navigano cercando di ricavare quanto necessario alla vita quotidiana.
Per la prima volta ho steso un semplice diario del viaggio che vi riporto.

Tanà 11/7/04

Il volo perfetto e neppure completo ci ha permesso di stare comodi. Arriviamo alle 7 locali, dopo circa 10 ore, troviamo la nebbia una bassa temperatura e il personale dell'aeroporto con giacche a vento o con il cappotto. Infatti, siamo nel loro inverno, ma sopratutto Tanà come viene chiamata Antananarivo, si trova a 1200 mt e costringe la gente a coprirsi con qualsiasi cosa pur continuando a camminare scalzi o al massimo con degli infradito.
Troviamo il fratello di Mahery ad aspettarci, andiamo al cambio e troviamo subito la prima per noi buona sorpresa: 
1 € uguale a 13.555 FMG e considerando che ad aprile era a 7.400 si può capire come lavori l'inflazione.
Visto che è domenica decidiamo di cambiamo € 300 e con 4.000.000 di FMG che per il volume necessitano di uno zainetto apposito, entriamo in città.
Tanà ha una popolazione di 3.000.000 di abitanti creato dalla solita concentrazione di gente che dalla campagna si sposta in città con il miraggio di una migliore sistemazione. Si cominciano a notare sacche di povertà sopratutto giovani ragazze con sulle spalle un fagotto, cioè un bambino e che più o meno insistentemente chiede qualcosa. La terra ha proprio quel colore di cui tanto avevo letto, rosso mattone, la cui polvere ti avvolge piano piano dalle scarpe ai vestiti. Le casette alte e strette di epoca passata si alternano ad altre più recenti o a baracche con il tetto di lamiera e i cui scarichi si riversano all'esterno in un mix di odori e in cui l'urina prevale su tutto. Dopo un primo giro per la città che disposta su colline dopo alcuni saliscendi ti fiacca, ci concediamo un pranzo al Sakamanga, dove alberghiamo. Spendiamo 102.000 fmg, cioè € 7.5, in due persone con fois gras e fillet di zebù con un servizio e una cucina ottima, in un locale per me bellissimo, ricco com'è di foto in b/n stupende. Domani incontreremo Mahery, che la moglie e il fratello ci dicono ha dei problemi con la riparazione della macchina fuori città. Dormire ci costa 175.000 fmg cioè € 13, per un albergo centrale, tranquillo e con stanze arredate anch'esse di vecchie foto e utensili della tradizione del Madagascar.

Antsirabe 12/7/04

Ci siamo arrivati dopo un viaggio di 170 km fatto lentamente, tra uno stop per una foto e un'altra ancora, presumo a non più di 50 km/h, anche se difficile da definire in quanto il tachimetro della Toyota di Mahery è rotto, come del resto il contachilometri, la spia del freno a mano e della batteria che risultano sempre accese, la portiera che non chiude bene se non dall'esterno e qualche altra cosa di secondaria importanza.
Naturalmente ci siamo fermati per pranzo in un hotely malgascio, in cui per pranzo abbiamo assaggiato un piatto di riso con del maiale e io la lingua di zebù. Anche se può fare inorridire qualcuno, già ne vado pazzo in Italia per quella di vitello è stato gioco forza assaggiare quella locale. Il tutto viene servito con una tazza di acqua usata per la cottura del riso con cui è stato risciacquato il fondo della pentola; un'acqua che sa quindi di polenta affumicata anche perché tutte le cotture avvengono a legna. Un piattino di verdure cotte da aggiungere al riso e un mandarino completano il pranzo. Spesa modica €0.60  testa compresa la birra da 650cc e caffè.
Una piacevole scoperta è proprio il caffè, discreto, ovviamente più lungo di quello italiano ma saporito.
Il paesaggio attraversato è stupendo, colline di terra rossa si alternano a risaie in prossimità dei corsi d'acqua. La popolazione vive di agricoltura che si ritrova nei mercati e nelle strade in bella esposizione con piramidi di carote, fragole, rape, pomodori, patate oltre a ananas, banane e nespole.Si vede che la gente vive meglio delle periferie di Tanà; a parte qualche bambino che chiede un bonbon, nessuno chiede altro. Salama vazohy si sente spesso come gentilezza di gente che sorride sempre e comunque.
Antirabe è una città piena di pousse pousse, cioè di gente che a tutte le ore ti offre un passaggio nei loro risciò colorati. Fa una certa impressione vedere delle persone che trascinano, correndo, anche con fatica altre persone comodamente sedute, quasi fossero dei cavalli. Per loro è un lavoro e anche a sera con un lumino a petrolio ricavato da una bottiglia di plastica di acqua minerale, sono a chiederti: pousse pousse ? che tradotto significa spingi spingi. La temperatura è fredda, siamo a 1200 mt e la gente nonostante il sole si tiene la maglia, la giacca a vento di colori ormai indecifrabili o quello che ha. La città è tranquilla, si sentono poche macchine passare e i bambini che di giorno si vedono giocare per la strada, scompaiono e vanno a dormire come tutti del resto. Domani per loro è un'altro giorno non facile da vivere e in cui devono lavorare duramente.

Ambositra 13/7/04

Siamo partiti per andare a vedere il lago Andraikila ex luogo di villeggiatura dei francesi e poi proseguendo verso il lago Tritiva posto a 1600 mt da cui è possibile vedere anche un panorama stupendo fatto di tanti piccoli appezzamenti di terreno coltivati a orzo, grano, verdure di tutti i tipi. La giornata è splendida e rende l'acqua del lago di un blu profondo in considerazione anche dei suoi 146 mt di profondità. Siamo passati per Betafo, bella cittadina posta a fianco di un altro laghetto che la gente usa per lavare i panni, lavarsi e pescare. Le case sono tutte rosse perché nelle vicinanze con la terra del posto, vengono fatti i mattoni, che messi a seccare, si ritrovano lungo la strada per la vendita. L'impressione sinora è che la gente è di una operosità incredibile, gli uomini generalmente sui campi, a volte aiutati dai ragazzi e dalle donne, e queste ultime dedite alla vendita o all'acquisto. I ragazzi e le ragazze molto spesso portano sulle spalle fasciate dal lamba un fratellino. I bambini più grandi sono generalmente con i genitori che se li portano ovunque vadano.
Ad Antsirabe abbiamo pranzato al Fleuve Parfumé un ristorante vietnamita/malgascio dove abbiamo mangiato benissimo, tutto fatto al momento e con una spesa in tre di € 5. Pulizia eccezionale come la zuppa Van tran Min che ho apprezzato. La strada che porta a Ambositra è bella, con un paesaggio che alterna montagne, ruscelli, cascate, e piccoli villaggi rossi fatte di case alte e strette con persiane azzurre. Tutto viene coltivato cercando di sfruttare i corsi d'acqua e le canalizzazioni costruite appositamente. Tutto il lavoro è manuale, al massimo con l'aiuto di un aratro tirato da zebù e con carri di legno, più comunemente con la sola zappa.     
    

Ambositra 14/7/04

Siamo per la seconda notte all'hotel Mania, un posto semplice ma pulito, dove ci viziano portandoci nel tardo pomeriggio, un bel the caldo al nostro rientro in stanza. Questa sera ce lo siamo meritati perché oggi siamo andati a visitare i villaggi Zafimaniry. Vi abita una popolazione che deriva dai Betsileo, che sono l'etnia prevalente nella zona, e che sono tra i più poveri tra quelli visitati. Il primo villaggio dove si può arrivare anche in macchina è Antoetra, famoso perché si possono trovare lavorazioni in legno di vario tipo. I disegni geometrici sono antichi e i lavori ben fatti. Siamo stati fortunati, oggi è il giorno del mercato settimanale, da tutta la zona è arrivata gente con i loro beni da vendere e da comprare. I colori erano vari, molto intensi e il colpo d'occhio eccezionale. Con una guida siamo andati al secondo villaggio: Ambohimango - Atsimo, una passeggiata di 4 km in cui per 2 ore abbiamo sputato l'anima, essendo fuori allenamento e perché i saliscendi di 300/400 mt alla volta si susseguivano , tagliando le gambe. La guida invece e Pascal un ragazzo che ci ha seguito, con i loro infradito di plastica chiacchieravano e saltellavano senza far trasparire alcuna stanchezza, Arrivati al villaggio tutto in legno con gli scuri delle finestre finemente intarsiati, siamo andati a salutare il capo villaggio che attraverso la guida ci ha accolti nella sua casa, spiegandoci come vive la sua gente, com'é fatta la sua casa, com'è organizzata e raccontandoci i loro problemi, il più importante è la scuola che con il tifone di febbraio è crollata. colorati. L'interno della casa è tutto affumicato anche perché in Madagascar non esiste il camino e il fumo del fuoco acceso all'interno e che rappresenta l'unico riscaldamento, deve uscire dalle finestre o dalla porta che viene lasciata aperta. I bambini che si sono affacciati ad esse e alla porta sono rimasti per tutto il periodo in silenzio, trasformando le parole dell'anziano 95 enne, in qualcosa di sacro a cui deve essere prestato tutta la devozione e rispetto. 
Al ritorno, sul sentiero abbiamo incontrato file di donne che con il loro cesto in testa e con il bambino appeso intorno al collo o uomini che con i loro carichi e con maialini appresso, ritornavano al loro villaggio. Facevano non meno di 10/15 km, ma per loro sembrava quasi una festa l'incontrare così tanta gente.

Parco Ranomafana 15/7/04

Siamo partiti alle 8.30 da Amboscitr (così si pronuncia) con un cielo scuro, nuvole basse e una pioggerellina che nel corso del viaggio non ci ha mai lasciati variando solo di intensità. La diversa luce, più opaca rendeva i colori meno brillanti ma ugualmente i paesaggi cambiavano, le risaie si alternavano alle montagne. I paesi attraversati mostravano un'attività che pioggia o meno continuava uguale a quella degli altri giorni. I mercati richiamavano tanta gente con i loro contenitori di verdure o attrezzi in bilico sulla testa e la loro lamba annodata sulla vita e l'immancabile cappello in testa. I piedi con qualsiasi tempo sono sempre scalzi e fa pena vedere i bambini correre con delle magliette che dire consumate appare un aggettivo riduttivo. Abbiamo preso l'abitudine alla mattina nel fare colazione di riempire le baguette che avanziamo di burro e marmellata e la faccia di questi bambini quando diamo loro questi panini è di stupore e ammutolimento. Mahery ci spiega che la marmellata e il burro sono prodotti che quasi non conoscono e nonostante questo abbiamo notato che non li sbranavano, anzi li dividono fra tutti loro, mangiandoli dopo o portandoli a casa. 
Il Parco che abbiamo raggiunto nel pomeriggio verso le 14 è stupendo nonostante i 15 km di pista non facile da percorrere. La vegetazione è un tripudio delle più svariate piante: palissandro, banani e felci gigantesche si alternano tra i torrenti e il fiume Namurna, che l'attraversa con salti e cascate da mozzare il fiato.
 Dei ragazzi vendevano cestini di frutta chiamata goyavo che, ci hanno spiegato, piace anche ai Lemuri e che anche solo per il cestino fatto intrecciando una tipo di palma meritava la fermata e l'acquisto. Il frutto poi è buonissimo con un sapore misto come una ciliegia sciropposa con dei semini che si ficcato nell'incavo di un molare che mi ricorderò di andare a chiudere.  

Fianaratsoa 16/7/04

Siamo ripartiti dal Parco perché l'acqua è scesa per tutta la notte e ancora alla mattina non aveva voglia di smettere. Eravamo a dormire al Domaine Nature, un insieme di bungalow molto caratteristici e situati in un ambiente unico tra piante, fiori e una cascata vicinissima che durante la notte nel sonno mi faceva pensare a quanta acqua stava piovendo. Il posto è però per europei con prezzi anche dei menù in Euro, e quadrupli rispetto a quanto sinora trovato. Siamo arrivati a Fianaratsoa nella tarda mattinata, siamo al Tsara Guest Hause, un posto stupendo dove gusteremo una cena superlativa.
Una visita alla Haute ville che cercano di ristrutturare, una visita al laboratorio fotografico di Pierrot Man, cioè il fotografo più quotato del Madagascar, le cui foto cartoline si possono trovare in tutti i negozi e poi alla stazione.
Si perché oggi arriva il treno da Manakara e vederlo arrivare è un evento: si tratta di 5-6 carrozze da cui scende una marea di gente con bagagli di tutti i generi comprese anatre e galline e cespi di banane. Salire in una carrozza è come ricevere una sferzata di odori, basta vedere cosa è rimasto sul pavimento e considerando che è un viaggio di almeno 8 ore.

17/7/04

Siamo ripartiti da Fianaratsoa alle 8 con uno cielo basso e una pioggerellina che scende sottile. Ben presto il cielo si apre, i panorami e l'umore cambia e arriviamo a Ambalavao, famosa per il mercato degli zebù, che si svolge il mercoledì e giovedì mattina e che quindi perdiamo. Dopo aver visto la lavorazione della carta nella cartiera del paese anche dopo 30-40 km continuiamo a incontrare mandrie di zebù che i Bara, cioè la popolazione locale, portano per il mercato della settimana prossima e quindi partendo anche 3-4 giorni prima per coprire l'intero percorso.
Arriviamo nella riserva di Anya, un'area protetta a ridosso di alcune montagne chiamate "le tre sorelle". E' un luogo particolare in quanto il villaggio gestisce comunitariamente l'area, proponendosi come guide e preparando i percorsi. Si possono vedere antiche tombe tra le rocce e i lemure Catta in circa 300 esemplari, alcuni dei quali particolarmente golosi di banane e sempre disposti a scendere dagli alberi per venire a prenderle anche dalle mani. Sono simpaticissimi, saltano veloci e con le manine provviste di polpastrelli freddi, mangiano guardandoti con degli occhioni rossi. Ci spiegano che hanno quattro tipi di richiami: il grido d'amore, quello d'allarme, di riconoscimento e di comunicazione. Arriviamo quindi a Ihosy e dopo aver velocemente mangiato in un hotely, abbiamo lasciato delle medicine a padre Attilio Mombelli per la missione cattolica di padre Cogoni con la quale eravamo in contatto, partendo quindi per Ranohira.
  Sapevamo che ci aspettavano 40 km di pista e altri 25 di strada normale, ma non sapevamo di incontrare un paesaggio così meraviglioso. Il percorso si snoda sul plateau de Ihorombè sui 600 metri d'altezza, ma permette di avere una veduta della linea dell'infinito per 360° . Anche merito alla fine della perturbazione che avevamo incontrato e che ne ne stava andando, le nuvole illuminate variamente dal sole rilasciavano una luce affascinante e in continua evoluzione. In alcuni momenti la terra e le nuvole sembrava si toccassero creando un ambiente magico. Per 1,5 h siamo rimasti ammutoliti a guardarci attorno inebetiti.

Parco dell'Isalo - Ranohira - 18/7/04

Dopo la pioggia di ieri sera che ci ha fatto temere il peggio, questa mattina siamo stati accolti da un'alba stupenda, un cielo azzurro ci ha permesso di fare una delle due escursioni più affascinanti del Parco dell'Isalo, che si estende per 80 km di lunghezza e 25 di larghezza contenendo al centro una catena rocciosa. In una settimana è possibile percorrerla per quasi 50 km in un trekking abbastanza faticoso anche se dicono entusiasmante. Noi invece siamo andati a visitare il canyon de maquees, cioè delle scimmie a causa dei lemuri catta e bianchi presenti.
L'itinerario risale un torrente chiamato Riviere de Sable (fiume di sabbia) che esce dalla montagna, facendoci incontrare dapprima una macchia con diversi tipi di palme e poi una vera foresta umida che si inoltra nella gola e che volendo si può percorrere per diversi chilometri. Il momento migliore sarebbe intorno a mezzogiorno, quando il sole a picco la illumina con tutte le piscine che il torrente crea tra un salto e l'altro. Dollar, la nostra guida, ci ha ritrovato i lemuri catta e anche quelli marroni fulvi che sulle punte degli alberi stavano ancora dormendo in attesa dei raggi del sole. Nel pomeriggio siamo passati all'altra escursione: alla piscina naturale. Si lascia la macchina e dopo 1.5 km a piedi, una passeggiata molto bella che si conclude n una piscina naturale dove un bagno rinfrescante è d'obbligo, in un anfiteatro di rocce, palme e salti d'acqua. Tutto lo scenario incontrato lungo il percorso merita fermate per foto e per riempirsene gli occhi da quanto esteso, ricco di pinnacoli di arenaria con colori varianti tra il giallo - verde e il colore ruggine.
Alla sera come dessert poco prima del tramonto siamo andati alla Fenétre dell'Isalo, dove attraverso una finestra nella roccia si può godere degli ultimi raggi del sole. Il sole ha lasciato un'area di rosso porpora e miele, illuminando tutto l'altipiano di una luce magica.

Ifaty 19-20/7/04

Siamo partiti all'alba con il primo raggio che ci ha trovato ancora all'interno del parco e con il cielo che illuminava con colori sempre più splendenti le nuvole che a pecorelle lo riempivano. 
Dopo breve siamo arrivati a Zephira, cioè ad una specie di paese - Far West in cui la gente arriva attirata dalla possibilità di trovare gli zaffiri. In realtà è una baraccopoli di legno e piccole casette fatte con sterpi, fango e quanto recuperato, in una landa desolata e inospitale, dove primeggia il casinò e vari locali per la vendita e l'acquisto di oro. Sembrava di rivedere un vecchio film sui cercatori d'oro nel Klondike riportato in Africa. La vegetazione diventa sempre più secca, con l'apparizione dei primi baobab tra le tombe dei Mahafaly.
Per la popolazione locale, l'unico fine è racimolare un numero cospicuo di zebù che alla loro morte vengono tutti uccisi e i cui teschi con le corna appaiono come trofei nelle tombe stesse dipinte con scene di vita del defunto.
Il risultato però è che eliminando il loro patrimonio, rimangono una delle tribù più povere fra le 18 che costituiscono la popolazione malgascia. Siamo arrivati in breve a Tulear o Toliara in malgascio, una città sul mare con un caldo che comincia a fari notare; qui i pousse pousse sono diversi da quelli incontrati sinora: le ruote sono più grandi di quelle di una bicicletta e anche lo chassy della carrozzella è più grande e forse più pesante. La bravura di alcuni conducenti è quella di equilibrare sotto le braccia la posizione della carrozzella e ad ogni passo rimangono come sospesi, facendolo diventare il passo di un gigante che fa salto in lungo.
Con un ultimo sforzo abbiamo fatto anche i 27 km di pista sabbiosa e siamo arrivati a Ifaty.
In realtà un insieme di piccoli villaggi leggermente all'interno da cui partono stradine verso il mare. Siamo arrivati con una bassa marea che da queste parti crea variazioni elevate scoprendo e ricoprendo decine di metri di spiaggia e con alte onde che che si infrangono perennemente sulla barriera corallina il cui rumore in assenza di vento arriva sino a riva.        
Alla notte una catena di stelle quasi da toccare ci ha fatto compagnia facendoci stare con il naso all'insù.

Ifaty 21/7/04

Oggi la giornata è stupenda, proprio senza nessuna nuvoletta all'orizzonte. Siamo partiti per una giornata in piroga con un programma che prevede un giro sino alla barriere corallina per un'immersione, quindi si dovrebbe arrivare in un villaggio di pescatori a circa 17 km per un pranzo a base di aragosta e quindi ritorno: costo 125.000 fmg cioè € 9-10. Non c'è neppure vento e quindi Gaston e il suo amico hanno pagaiato in tutta tranquillità e quando finalmente si è alzato un un venticello, di bolina, siamo arrivati alle 11.30 al villaggio, non prima di aver acquistato da dei pescatori incontrati al largo 3-4 pesci.
Il villaggio che sono andato a vedere è di semplici pescatori, fatto da capanne di rami secchi e poca terra con una vita sociale che si svolge tutta sull'ampia spiaggia, tra donne che espongono poca verdura e bambini che giocano e che al vedermi divento il loro bersaglio di un continuo " coment t'appelle ?". La domanda non nasconde una presa in giro ma solo la loro voglia di fare conoscenza; basta infatti fermarsi che facendosi più audaci vengono vicino e prendendoti per mano cominciano a dire tutti i loro nomi e quanti anni hanno. Sono molto gentili nei modi e simpaticissimi. Finalmente Gaston trova 2 aragoste appena pescate e prepara la griglia. Il pesce con il sugo e il riso sono già pronti ! Nell'attesa non ci siamo annoiati perché ci hanno fatto compagnia 4.5 bambine e altrettanti bambini. Il loro divertimento era guardarci e sorridendo canticchiare delle canzoni. Alla fine gli abbiamo comprato due conchiglie facendoli sorridere anche con gli occhi. Avendo avanzato pesce e riso, abbiamo proposto loro di finirlo e una di loro ci si è buttata e con le mani ha pulito tutto. Abbiamo picchiato la faccia contro il problema della fame, perché sino a quel momento non vedendo nessun bambino denutrito, avevamo pensato che il pesce pescato fosse sufficiente a garantire il cibo necessario, non considerando che probabilmente la pesca non è sempre uguale in tutti i giorni e non disponendo di nessun sistema di refrigerazione il pesce pescato viene consumato nella giornata stessa. 
Se ripenso alla dignità con la quale mentre mangiavamo si sono tenuti in disparte quasi a non disturbarci, mi vengono le lacrime agli occhi.   

Ifaty 22/7/04

Ci eravamo prenotati all'uscita in barca con l'intento di avvistare le balene. Philippe ci aveva chiarito che se il mare oltre la passe fosse stato mosso si sarebbe tornati indietro e a dir la verità ero anche scettico in quanto il canale di Mozambico è largo 400 km e per incontrarle bisognava avere tanta fortuna....
Invece con un mare liscio ne abbiamo trovate tante: a coppie, solitarie o in terzetto con le quali sembrava di giocare a nascondino. Si, perché dopo essersi fatte avvicinare a circa 200 mt, si immergevano lasciandoci a cercare con 360° di oceano a disposizione. E' stato comunque emozionante vederle passare con i loro sbuffi e l'apice è arrivato quando una ha fatto un bel salto a 300 mt da noi, rilasciando una cascata d'acqua. Nel rispettoso silenzio che tenevamo, i loro versi e sbuffi si sentivano chiaramente lasciandoci a bocca aperta davanti a un documentario vivente. Se in quel momento avessi incontrato un giapponese non so come sarebbe andata a finire !

S.te Marie 24/7/04

Siamo arrivati a S.te Marie dopo un viaggio aereo in cui per alcuni salti di vuoto, lo stomaco un paio di volte ci era salito in gola, per verificare la presenza delle tonsille che mi avevano già abbandonato. In compenso il sole brilla, l'aria è più calda e umida e dopo una prima giornata in cui ci fermeremo all'hotel Lakana, domani traslocheremo da Chez Vavate.
Siamo andati a vederlo, si trova a sud dell'aeroporto, isolato su una collinetta fittissima di vegetazione da cui si possono dominare due vedute eccezionali. Il lato est in cui sorge il sole con una spiaggia sottostante e una laguna da strabuzzare gli occhi per la bellezza e sull'altro lato di fronte all'iles aux Nattes con una sabbia bianca dai toni di azzurro dell'acqua da urlare. 
La laguna è vivibile e sfruttabile indipendentemente dalla marea che in altri posti crea invece delle aree molli garantendo la possibilità del bagno solo dopo la barriera.
Ci siamo fermati a pranzo per gustarci un'insalata di midollo di cocco e rape al vinaigrette e del pesce al cocco con anche un budino di cacao come dessert. Superbo.

S.te Marie 25/7/04

Ci siamo trasferiti da Chez Vavate. Siamo stati tutta la mattinata con Margherita e Barbara, due viaggiatrici che abbiamo incontrato lì. Abbiamo passato una bella mattinata in spiaggia a chiacchierare tra uno scroscio d'acqua e un colpo di sole, ma che ci ha permesso di godere di un paesaggio eccezionale di spiagge bianche, una vegetazione semplicemente naturale e una sana conversazione con persone interessanti e intelligenti che nel pomeriggio sono partite ma che speriamo di incontrare.
Abbiamo solo fatto in tempo a gustare assieme un'insalata di pesce crudo alla thailandese  e un secondo di gamberi, superlativo.
Alla sera addirittura granchio in salsa d'ail tiepido che abbiamo ripulito sino all'ultima chela e dei calamari con legumi in umido, morbidissimi perché battuti al coltello a striscioline e ritagliuzzati a quadretti, che definirei eccezionali.
Ci stanno proprio coccolando anche perché abbiamo già detto loro che non abbiamo problemi di cibo e ci affidiamo al loro estro.

S.te Marie 26/7-28/7/04

Sono solo le 7 di mattina ma siamo già svegli, perché essendo disposti a est, dal sorgere del sole incrociamo i suoi raggi che filtrano tra gli alberi all'interno del bungalow.
Sono seduto di fronte all'oceano e alla sua barriera che crea un bel rumore di onde che si infrangono e le cui variazioni dipendono solo da come il vento trascina i rumori.
La giornata è stupenda come quella di ieri in cui siamo andati all'iles aux Nattes.
Dopo una breve traghettata già definita con gli accordi presi da Amedée e il pescatore e siamo arrivati.
L'isolotto è contornato da una spiaggia bianca che in alcuni angoli crea giochi di trasparenza d'acqua con tutte le sfumature dell'azzurro.
Tutto il suo perimetro è un pizzo di sabbia e anche se si intuisce la presenza di vari hotel e bungalow, tutto rimane molto nascosto e discreto, gli unici movimenti sono quelli delle piroghe che traghettano la gente di quà e di là della laguna interna. Ormai ci sembra di essere di casa in quest'isola di S.te Marie e tra questa gente: non ci si annoia a vedere e scoprire le piante che Amedée con molto orgoglio ci mostra passando da quella del pepe a quella del caffè che loro stessi producono, ma senza tralasciare quella dei chiodi di garofano, della vaniglia e della cannella di cui ci fa vedere il modo in cui viene ritagliata e raccontandoci anche tutto il processo di essiccazione. Non voglio però dimenticare l'albero del pane o delle svariate tipologie di palma a partire dalla Ravinala, simbolo del Madagascar cioè quella che viene comunemente chiamata "la palma del viaggiatore" perché all'interno dei suoi rami trattiene una grossa quantità d'acqua alla quale il viaggiatore al bisogno può attingere.
Sarebbe necessario un libro per descrivere le erbe che utilizzano ancora adesso per risolvere problemi di pancia, slogature, mal di testa e di stomaco o per fermare una perdita di sangue o per gli alberi da frutto dell'ananas, papaya, manghi, nespole, pesche e albicocche, arance e mandarini, jack fruit e tanti altri che non ricordo più.
Il viaggio botanico proseguiva e variava a scelta arrivando a condurmi per un sentiero tortuoso e ripidissimo ad una spiaggia i cui alberi all'interno erano stati eletti quale sede di stormi di egrette bianche che li facevano nascere i piccoli e che potevano banchettare con anguille che giravano all'interno di grosse pozze d'acqua alla base degli stessi alberi.
Più volte mi sono chiesto se fossi arrivato all'eden............    

Come tutte le cose belle, finiscono e ci siamo ritrovati su un Twin Otter che ci riportava a Tanà e quindi a Milano.

Velòma Madagascar..........................

Roberto Fontana

Per vedere tutte le foto ingrandite e per altre info vai al sito dell'autore:

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