Pinuccio & Doni Around the
house
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IL MIO ATLANTICO riflessioni di Pinuccio, dedicate a Doni, durante la traversata Oceanica pubblicate sulla rivista di mare “BOLINA” N°133 di giugno del 1997 a pag. 83

 

13 aprile / 5 maggio 1992 (21 giorrni 6 ore e 50 minuti di navigazione)

Un giorno io e mia moglie Doni decidemmo di andare a fare un “giro” in barca a vela ai Caraibi, così nel gennaio del ’92 raggiungemmo la Martinica e ci imbarcammo su Isola Bianca II splendido cutter in acciaio di Angelo Preden, il quale pochi giorni prima che finisse la meravigliosa crociera fra le isole delle Antille, mi convinse a ritornare ai Caraibi in aprile, questa volta però, per compiere la traversata dell’Oceano Atlantico con meta Faial, verdissima isola dell’arcipelago delle Azzorre.

 

Inutile dire che non faticò molto a convincermi, pur avendomi esposte le varie difficoltà che avremmo potuto incontrare e spiegandomi che il nostro viaggio non sarebbe stato una passeggiata. Il mio assenso era comunque motivato: oltre alla grande passione che nutro per il Mare, sentivo il bisogno di allontanarmi dalla routine giornaliera e lasciare i problemi di tutti i giorni alle spalle per un piccolo periodo di tempo; non su quelle degli altri s’intende, ma organizzandomi di conseguenza. Sentivo anche la necessità di provare qualcosa a me stesso, non fisicamente, ma per vedere sotto un altro punto di vista quali erano i valori della mia vita: tutti noi abbiamo un punto di riferimento nella vita, qual’era il mio?

 

E così il 13 aprile eccomi di nuovo in Martinica a bordo di Isola Bianca II, dove oltre al piacere di rivedere Angelo, faccio la conoscenza degli altri membri dell’equipaggio: Emilio, 63 anni di Ferrara, nella vita primario; Paolo, 59 anni di Firenze, ex tassista; Piero, 37 anni di Bassano del Grappa, poeta, contadino, muratore, viaggiatore, navigatore ecc…; infine io Pino, 33 anni di Milano, pasticciere nella vita e panificatore pizzaiolo a bordo. Tutti compagni che si sono rivelati splendidi non solo come marinai ma anche sotto il punto di vista umano e che non finirò mai di ringraziare per essere stati veramente uniti fino in fondo anche, e soprattutto, nei momenti difficili che si sono incontrati durante i 21 giorni di navigazione ininterrotta per poter avvistare la prima isola delle Azzorre.

 

Tralasciando i particolari della navigazione, dato che non si tratta di un “giornale di bordo”, arriviamo subito al punto.

 

Il 21 aprile ormai lontani giorni e giorni di navigazione da qualunque terra emersa, inaspettatamente, incontriamo sulla nostra rotta quello che finora era stato da me solamente letto sui libri dei racconti di grandi navigatori o visto nelle immagini di documentari tranquillamente seduto sul divano del salotto di casa. Un “Tropical Storme”, tempesta tropicale che si stava trasformando in Uragano che dai tropici si stava dirigendo verso le coste degli Stati Uniti, ci travolge in pieno facendoci capire quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura.

 

Siamo costretti a sospendere la navigazione e Angelo, lo skipper, decide di legare la ruota del timone leggermente all’orza mettendo la barca “alla cappa secca” per ventiquattro ore, perché un vento forza 9 che soffiava oltre 50 nodi con onde alte dieci metri non permettevano di fare altro.

 

In questi momenti ti accorgi di quanto il Mare sia forte e potente e, se lo sai prendere come un amico, ti accorgi anche di quanto sia capace di aiutarti a riflettere. Non devi odiarlo, anche se la prima cosa che ti viene da dire è: “Ma chi me lo ha fatto fare!!! Ma io cosa ci faccio qui???” Non devi odiarlo, anche perché sai già che dopo un po’ di tempo, quando sarai a casa, avrai tanta nostalgia di questo Mare e ne sentirai la mancanza, dopotutto tu questo Mare l’hai sempre amato e continuerai ad amarlo anche se capisci che in questo momento sta cercando di rapirti, di prenderti per mano accompagnandoti a far visita ai suoi abissi.

 

Ecco però che dopo questi pensieri cominci ad approfondire anche gli aspetti umani della tua vita passata e di quella che (si spera) continuerà una volta tornato a casa. Quanti sbagli, quanti errori vorresti non aver mai commesso…

 

Ti accorgi che probabilmente non hai amato a sufficienza chi ti sta vicino ormai da anni, che non le hai dato tutto quello che potevi dare, che hai ancora tanto tanto amore da offrire e ti senti impotente perché temi che “lei” non lo sappia e forse non lo saprà mai.

 

Piccolo essere circondato dall’enorme massa d’acqua dell’Oceano, ti rendi conto che hai un unico e solo riferimento nella vita: la tua Famiglia. Tua moglie Doni e tuo figlio Matteo sapranno mai che li ami in questo modo pazzesco?

 

Devi lottare per tornare, per dire loro tutto quello che hai dentro. Ecco qual è il lato positivo di questa esperienza: il Mare ti ha fatto maturare, adesso sei un uomo che può veramente amare fino in fondo, più intensamente, perché ti sei accorto che gli altri hanno tanto bisogno di te e tu di loro per vivere insieme questa magnifica avventura che è la Vita.

 

Grazie Oceano, grazie Angelo, grazie amici.

 

P.S. Un anno dopo nasce Francesca… l’Atlantico è servito anche a questo!

 

Pinuccio G.

pinuccioedoni@pinuccioedoni.it

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