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Viaggio in COSTA RICA - Luglio 2007

La meta principale di questo viaggio è l’Isla del Coco, un’isola del Pacifico al largo del Costa Rica, a 36 ore di navigazione da Puntarenas.

Vista la nostra passione per la subacquea e il desiderio di poterci immergere circondati da centinaia di squali martello ha fatto si che Cocos Island diventasse nel corso degli anni una meta per noi molto ambita, da raggiugere però dopo un’adeguata preparazione e dopo le esperienze vissute in quasi tutti i mari del mondo.

Descrivo il racconto delle meravigliose immersioni effettuate in queste acque in un capitolo a parte. Per evitare di annoiare il lettore non interessato ai fondali marini, qui ho preferito parlare solo dei luoghi da noi visitati in Costa Rica. (... continua sotto la foto)

per info sul paese click sulla bandiera

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FOTO

VIDEO

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Una volta stabilite le date e prenotata l’imbarcazione per gli 8 giorni di permanenza a bordo, abbiamo deciso di avere a disposizione 4 giorni prima dell’imbarco e altrettanti dopo lo sbarco per una visita, anche se sommaria, del paese.

Abbiamo anche deciso di non rimanere oltre, a causa del clima che in luglio non dovrebbe essere dei migliori, infatti il sole si è mostrato raramente, e anche quando non ha piovuto, un brutto cielo grigio ha fatto, purtroppo, da sfondo alle nostre fotografie.

E così finalmente, la mattina del 3 luglio parte puntuale il nostro volo per Parigi dove ci attende l’aeromobile per il Costa Rica, destinazione San Josè con scalo ad Atlanta.

Purtroppo però, il volo da Parigi parte con 4 ore di ritardo, causa maltempo ci dicono, vediamo così sfumare la possibilità di arrivare in tempo per la coincidenza prevista.

Infatti, una volta atterrati ad Atlanta, prendiamo atto che il nostro volo è già partito ma fortunatamente di li a pochi minuti sarebbe decollato l’ultimo volo della giornata per San Josè.

Dopo una lunga corsa, in fretta e furia veniamo imbarcati, ma… i nostri bagagli? Avranno fatto in tempo a caricarli?

Ormai a mezzanotte passata atteriamo nella capitale del Costa Rica, dei nostri bagagli nemmeno l’ombra. Ci dirigiamo così, stanchi e amareggiati, all’ufficio apposito per denunciare lo smarrimento dove però ci assicurano che il giorno dopo ci saranno recapitati direttamente in albergo.

Finalmente all’una e trenta del mattino, dopo 26 ore di viaggio, riusciamo a raggiugere l’hotel prenotato dove, una volta in camera, ci accorgiamo che la sveglia sarebbe suonata di li a nemmeno una manciata di ore.

 

Il mattino seguente, infatti, alle cinque e trenta siamo già in piedi (e questa sarà una costante che ci accompagnerà per tutto il viaggio) per poter effettuare la prima escursione prenotata pochi giorni prima dall’Italia.

Alle sei in punto arriva Cristian che, come concordato per e-mail, ci condurrà in un posto dove si possono fotografare piccole rane coloratissime, bellissime farfalle di varie specie e dopo una lunga camminata nella foresta pluviale ci porta a vedere 3 stupende cascate.

Ben presto ci accorgiamo che i nostri K-way sotto la fitta pioggia costaricense non servono a nulla e così Cristian ci consiglia di acquistare 3 belle mantelle che oltre a proteggere noi coprono a meraviglia anche i nostri zaini ed inoltre sarebbero state molto utili anche al parco del Tortuguero dove saremmo andati il giorno dopo nonostante le catastrofiche previsioni del tempo (putroppo azzeccate).

Fortunatamente il pomeriggio smette di piovere e Cristian, essendo istruttore di rafting, ci chiede se abbiamo piacere a cimentarci in una discesa del fiume Sarapiqui. Accettiamo molto volentieri (come avremo potuto rinunciare), non avendo mai provato prima, vogliamo vivere questa esperienza che mai avremmo immaginato di provare e il Costa Rica ci sembra il posto giusto con tutti i fiumi, torrenti e cascate che ci sono, si formano delle rapide ideali per questo tipo di sport.

Così, dopo aver telefonato per farci preparare il gommone, eccoci in mutande… (eh si, i costumi sono rimasti ad Atlanta e gli unici vestiti li vogliamo conservare asciutti) pronti ad indossare i giubbotti salvagente e i caschi, armati di pagaia ad affrontare la prima rapida che guarda caso si chiama “welcome” superata nel migliore dei modi dopo le istruzioni ricevute.

E così ecco che una dopo l’altra arrivano quelle più difficoltose dai nomi curiosi (non sapevamo che ogni rapida ne avesse uno), “agliagliai”, “air force”, “mal di denti”, “graduation” e altre più tranquille dove abbiamo sperimentato il salvataggio di una persona nel caso qualcuno venisse sbalzato fuori dal gommone, ovviamente è toccato a me provare quanto freddina fosse l’acqua buttandomi “volontariamente” fuori bordo! Unica consolazione, a turno tutti a bagno… persino Cristian, il nostro istruttore, si è tuffato per controllare se fossimo stati in grado di recuperarlo a bordo.

Felici della bella giornata passata e della nuova esperienza vissuta, torniamo al nostro hotel per un meritato riposo visto che l’indomani la sveglia sarà ancora alle 5:30 dato che partiremo per andare a passare un paio di giorni al parco nazionale del Tortuguero.

Nel frattempo in albergo sono finalmente arrivati i nostri bagagli, presi dalla contentezza, al momento non ci siamo accorti che i due contenenti il materiale subacqueo erano senza lucchetto.

Una volta in camera e notata la mancanza, li abbiamo aperti abbastanza preoccupati perché mancava anche l’etichetta col nome che abitualmente applico ai manici per mezzo di una fascetta di plastica come ulteriore sicurezza e, a meno di tagliarla con una lama, non può venire via da sola.

Con sorpresa notiamo subito che all’interno c’è un foglio prestampato delle autorità americane che spiega che per motivi di sicurezza possono far “saltare” le chiusure per l’ispezione e che non si assumono nessuna responsabilità per il bagaglio che prosegue aperto e nessuna richiesta di danni sarà presa in esame. All’interno troviamo anche i lucchetti tranciati di netto con un tronchesino… non voglio pensare al danno subito da chi possiede una bella samsonite con doppia chiusura a chiave più combinazione…

La cosa più importante comunque è che non manca nulla e che possiamo cambiarci i vestiti per l’indomani mattina.

 

Alle sei precise si parte. Purtroppo ben presto inizia a piovere e la guida ci annuncia che l’area caraibica è tormentata da forti precipitazioni e lo sarà anche nei prossimi giorni. Quindi la prima giornata viene sperperata esclusivamente per raggiungere il lodge che ci ospita senza poter fare altro che visitare il piccolo villaggio locale e nel frattempo ci prenotiamo per una visita notturna alla spiaggia per poter assistere alla deposizione delle uova della tartaruga verde.

Due cose da dire in merito, la prima che il prezzo pubblicizzato ovunque nei siti internet sarebbe dovuto essere di 15 dollari, in realtà non è così, al Mawamba Lodge chiedono 30 dollari a persona.

La seconda che a nostro parere è una vera presa per i fondelli per non dire un furto. Dopo aver pagato 90 dollari (per 3 persone), veniamo portati tutti con una lancia al villaggio locale dove ci dicono di attendere l’arrivo alla spiaggia delle tartarughe dato che siamo nella stagione buona. Nel frattempo arrivano altre lance e ci accorgiamo di essere almeno un centinaio di persone così quando dopo aver atteso un paio d’ore ci viene comunicato che una tartaruga è stata avvistata in una spiaggia abbastanza distante, veniamo tutti caricati sulle numerose imbarcazioni per dirigerci tutti quanti in quel luogo dove ci vengono concessi dai 3 ai 5 secondi a testa per, a malapena, vederla deporre!

Un’esperienza che non consiglio a nessuno, un vero furto, un mercato che quella sera ha fruttato almeno 3.000 dollari agli organizzatori in cambio di cosa? In internet si legge di gruppi al massimo di 10 persone… non di 100!!!

Forse la penso così perché ho avuto la fortuna di vedere le tartarughe “caretta caretta” sia deporre le uova che nascere diverse volte e sempre io e Doni da soli, senza pagare un soldo, senza avere intorno una marea di gente e senza nemmeno fare tanta strada… basta dormire di notte su una qualunque spiaggia della Grecia per accorgersi ben presto di avere compagnia!!!

 

Fortunatamente l’indomani mattina non piove se non a sprazzi e così dopo una veloce colazione si parte per una bella escursione in barca nel labirinto di canali del Tortuguero dove riusciamo ad avvistare qualche scimmia, numerosi uccelli ed un paio di esemplari di bradipo. Riesco anche a fotografare delle minuscole rane verdi dagli occhi rossi che si mimetizzano nella parte inferiore di grosse foglie dello stesso colore e quindi molto difficili da individuare.

In serata siamo di ritorno a San Jose e in albergo ci attente un fax da parte dell’Okeanos Aggressor dove ci comunicano che ci sarebbero venuti a prendere l’indomani alle 16.

 

Decidiamo così di pianificare per il giorno dopo una visita in taxi alla cittadina di Orosi per andare a vedere il convento Francescano.

Alle 15:30 dopo un pasto a base di pollo fritto siamo di ritorno puntuali all’appuntamento per il trasferimento a Puntarenas dove ci imbarcheremo sull’Okeanos.

Dopo 36 ore di navigazione nell’Oceano Pacifico, che tutto è meno che pacifico, si arriva a Cocos Island, o meglio, all’Isla del Coco, come giustamente la chiamano qui.

Ho scritto un racconto a parte della settimana trascorsa a bordo, (chi è interessato a leggerlo può cliccare qui) mentre in questo racconto passo subito al giorno che siamo sbarcati dall’Okeanos Aggressor.

 

Visto che al ritorno da Coco si prevede di scendere a terra a Puntarenas alle 7 del mattino e noi dobbiamo essere a San Jose la sera, decidiamo di unirci a Gabriela e Pascal, messicana lei belga lui, ma residenti alle Maldive; ci tiene compagnia anche Raul, messicano, per arrivare verso le 23 alla capitale dopo un largo giro che ci permette di vedere il vulcano Arenal e passare poi un rilassante pomeriggio alle terme di Baldi.

Come previsto l’Arenal non ci mostra la sua vetta e il cratere cerchiamo solo di immaginarcelo visto che è circondato da grigie nuvole che non promettono niente di buono. Decidiamo così per una tanto bella quanto faticosa passeggiata in una foresta nelle vicinanze.

Dopo la grande sfacchinata a causa delle salite e del clima umido è stato un vero piacere entrare nelle vasche di acqua tiepida delle terme di Baldi dove abbiamo passato l’intero pomeriggio non prima di aver degustato una tenera bistecca in un ristorantino all’aperto trovato lungo strada.

Alle 22:30 appena ritornati in albergo prenotiamo una macchina per l’indomani alle 6 (tanto per cambiare) per andare un paio di giorni al parco naturale di Manuel Antonio.

 

Verso mezzogiorno arriviamo a Quesos, dove pensavamo di passare la notte, ma non ci piace, così decidiamo di andare direttamente al paesino (senza nome?) che si è formato 7 km più avanti proprio nelle vicinanze dell’entrata del parco.

Qui pranziamo e trascorriamo il pomeriggio alla spiaggia dove massaggiatrici improvvisate, istruttori di surf, venditori di qualunque cosa, ragazzi che affittano ombrelloni e procacciatori di clienti per bar e ristoranti cercano di contendersi i numerosi turisti che scendono dai bus provenienti da Quepos o dagli alberghi sparsi lungo la strada tra cui l’Hotel Costa Verde che noi abbiamo scelto in quanto immerso in una bella vegetazione con scimmie e iguane che circolano libere e con stanze molto grandi provviste di terrazzo panoramico sull’Oceano Pacifico.

 

La mattina successiva alle 7 in punto siamo già all’entrata del parco Manuel Antonio, muniti di mappa iniziamo a percorrere i sentieri cercando di avvistare qualche scimmia. Decidiamo, prima che arrivi il caldo, di spingerci nelle zone più lontane in modo anche di poter fotografare le spiagge ancora deserte dato che ogni tanto una stradina permette di arrivare al mare.

Ripreso il sentiero, ad un certo punto si comincia a salire sempre più con il caldo che aumenta col passare del tempo ma di animali non se ne vedono.

Abbastanza demoralizzati decidiamo di tornare verso la spiaggia che più di tutte ci era piaciuta per un bel bagno e per riposare un po’. Lasciamo lo zaino e i teli mare sulla sabbia all’ombra di un albero e corriamo in acqua… Che bello!!! Mai un bagno di mare era stato così desiderato… ma cosa sta succedendo al nostro zaino? Sembra che qualcuno l’abbia preso di mira e lo stia aprendo infilandoci dentro le mani… devo correre fuori dall’acqua se voglio salvare il contenuto… una graziosa scimmietta cappuccino con una maestria incredibile stava rovistando all’interno dello zaino, probabilmente in cerca di cibo. Ci accorgiamo nel frattempo che a differenza dei sentieri più interni del parco, gli alberi in riva al mare sono pieni di scimmie pronte a scendere per curiosare nelle borse lasciate incustodite.

 

Alle 16 ripartiamo per tornare a San Josè perchè la mattina dopo voleremo a Cuba, destinazione L’Havana dove, dopo aver trascorso tre giorni visitando la città, alterneremo le prossime tre settimane oziando sotto il caldo sole dei tropici di Cayo largo, Cayo Levisa e Maria La Gorda con la visita delle cittadine di Vinales, Pinar del rio, Cienfuegos, Trinidad e Santa Clara!

Ma questa è un’altra storia…

Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere queste righe.

Pinuccio

pinuccioedoni@pinuccioedoni.it

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TUTTI I NOSTRI VIAGGI DELL'ESTATE 2007 - ALL OUR TRAVELS OF SUMMER 2007

Luglio 2007 COSTA RICA (Rainforest, Sarapiqui River,Tortuguero, Rio Tarcoles, Vulcano Arenal, Baldi Hot Springs, Manuel Antonio)

Luglio 2007 Immersioni a L'ISLA DEL COCO - Dive to Cocos Island

Luglio/Agosto 2007 CUBA (L'Havana, Vinales, Pinar del Rio, Cienfuegos, Trinidad, Santa Clara)

Luglio/Agosto 2007 CUBA MARE (Cayo Largo, Cayo Levisa, Maria la Gorda)

Agosto 2007 GRECIA - DAL PELOPONNESO A CRETA IN MOTO (Milano, Ancona, Patrasso, Kalo Nero, Kiparissia, Filiatra, Kalamata, Githio, Mavrovouni, Kissamos, Chania, Samaria, Sougia, Elafonissi, Falassarna, Balos e Gramvousa, Penisola del Mani, Areopoli, Kalamata, Kato Ahaia)

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